Dove può arrivare il Maliseti? Sicuramente il primo obiettivo stagionale rimane la salvezza. Dobbiamo quindi fare altri punti da subito per raggiungerla il prima possibile. Dopo non voglio mettere dei limiti alla squadra; casomai saranno gli avversari che dovranno provare a farlo.

Il gruppo è la vera arma in più di questa squadra? Assolutamente sì. Devo dire di aver avuto la fortuna di giocare quasi sempre in squadre molto unite e con grande unità di intenti ma quest’anno si è creato un qualcosa di ancora più speciale. Siamo un gruppo giovane ma super coeso, diamo il 120% in tutti gli allenamenti e ogni domenica la viviamo come se fosse una finale. Pensandoci bene erano alcune delle caratteristiche di mister Fabbri da giocatore; non credo sia un caso. Sta riuscendo a trasmetterci la sua visione del calcio e ciò che vuole da ognuno di noi, personalmente devo dire che sono cresciuto molto grazie a lui!

Cosa significa per te rappresentare Maliseti? Ormai, comprese le giovanili, è la mia ottava stagione in amaranto. Maliseti è diventata la mia seconda casa, credo ci sia poco da aggiungere, se non che mi piace rappresentare un ambiente orgoglioso di quello che è e della sua storia, che ama profondamente il calcio, sia giovanile che prima squadra.

Da un punto di vista personale come valuti la tua stagione? Fino ad oggi sono soddisfatto della mia stagione. Innanzitutto, sono allenato da un preparatore del livello di Ruini, e questo mi aiuta davvero molto la domenica. Poi si è creata un’intesa molto forte con i compagni di reparto e questo ci ha permesso di rendere tutti al meglio. Non considerando la prima giornata di campionato dove abbiamo subito 4 gol, nelle successive 10 abbiamo mantenuto 7 volte la porta inviolata subendone complessivamente soltanto 3. Direi che ad oggi non possiamo lamentarci.

La soddisfazione per il record di imbattibilità durato oltre 500 minuti?Per un portiere non subire goal per un lungo periodo è sicuramente una grande soddisfazione. È una soddisfazione che, però, va condivisa con il resto della difesa e della squadra. Subiamo pochi goal anche perché tutto il reparto comincia a preparare la fase difensiva quando la squadra è ancora in attacco. Chi ha visto le partite avrà sicuramente notato quanto parliamo ancora prima che la squadra avversaria riconquisti la palla. In questo modo teniamo alta la concentrazione e ci facciamo trovare sempre preparati. Può sembrare un concetto ovvio ma non sempre è facile metterlo in pratica. Poi alcune volte (poche, per adesso, per fortuna) l’avversario è davvero bravo e dobbiamo fargli i complimenti.

Raccontaci l’infortunio al dito di domenica; com’è successo e te ne eri accorto in campo? Circa al decimo del primo tempo ho visto il pallone che stava beffardamente entrando in porta dopo una deviazione di un nostro difensore. Sarebbe stato il 2-0! Mi sono gettato alla disperata sulla palla e l’ho deviata in angolo. A quel punto mi sono reso conto che stavo andando a sbattere con la testa contro il palo. Istintivamente mi sono protetto con le mani ed è così che mi sono fatto male. A fine primo tempo mi sono tolto il guanto e il dito era molto gonfio. Si capiva che era qualcosa di serio. Data l’importanza della partita, però, ho deciso di stringere i denti e portarla in fondo; visto il risultato finale lo farei di nuovo!

Dovrai stare fermo un po’? Al momento sono ingessato e dovrei togliere il gesso tra una ventina di giorni. Sto valutando se operarmi. Potrebbe addirittura accelerare i tempi di recupero. Mi farò sicuramente trovare pronto fisicamente nel momento in cui il dito sarà guarito del tutto e quindi conto, se tutto va bene, di tornare disponibile per metà gennaio. Il sogno sarebbe essere già in campo contro la Cerretese il 16 per “vendicare” la partita dell’andata ma questo non dipenderà solo da me. Per quanto mi riguarda ce la metterò tutta, come sempre, per bruciare le tappe!