L’ultimo volo del condor. Arriva proprio durante lo stop forzato ai campionati l’annuncio ufficiale dell’addio al calcio giocato a 37 anni da parte di Francesco Fabbri, uno degli attaccanti più temuti degli ultimi 20 anni nel panorama del calcio dilettanti. La scelta arriva a stagione ancora non ufficialmente conclusa, anche se Fabbri ha ormai deciso che si dedicherà soltanto alla carriera di allenatore, già iniziata in Promozione col Maliseti Seano, appendendo gli scarpini al chiodo. Una carriera da giramondo importante quella di Fabbri, che dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili dell’Aglianese debuttò nel calcio dei grandi nella stagione 2001-2002 a Borgo a Buggiano in Promozione. «All’inizio, essendo mancino, mi facevano fare il terzino sinistro. Ero una quota e di solito i giovani venivano messi sulla parte esterna del campo, ma giocavo fuori ruolo. Fu una stagione travagliata al debutto e finii poi in panchina. Negli anni successivi, con l’Impavida Vernio prima in Promozione e poi in Eccellenza sono tornato a fare l’attaccante e ho definitivamente preso il via nel calcio dilettanti». Alla fine Fabbri chiude dopo 18 anni di calcio giocato con 202 gol segnati fra campionato e coppe, avendo lasciato ottimi ricordi soprattutto a Scandicci (5 stagioni tra Eccellenza e Serie D, nel 2005-2006, 2007-2008, 2008-2009, 2010-2011, 2011-2012), ma anche nel periodo trascorso a Montemurlo (2012-2012 con 11 gol in Eccellenza, 2013-2014 con 14 gol in Serie D) o nella seconda parentesi a Borgo a Buggiano in serie D nel 2009-2010 (14 reti). «A Scandicci ho fatto vedere le cose migliori e vissuto delle splendide stagioni, così come a Montemurlo e a Borgo. Mi è mancato sempre il salto nei professionisti, ma va bene così», insiste l’attaccante, che ricorda uno sliding door importante e sfortunato della sua carriera. «Quando decisi di andare a Borgo a Buggiano in Promozione per iniziare a giocare con i grandi avrei potuto rimanere ad Agliana in serie D. Avevo poco spazio, ma quello fu l’anno in cui arrivò Massimiliano Allegri in panchina e che culminò con il passaggio nei professionisti dei neroverdi. Chissà come sarebbe andata a finire se fossi rimasto. Non ho mai giocato in prima squadra, pur essendo cresciuto ad Agliana». Dopo la serie D a Montemurlo cominciano i problemi fisici per Fabbri e la parabola discendente, che lo porta comunque a vestire le maglie di Maliseti, Zenith Audax, Calenzano, Galcianese, Audace Galluzzo e di nuovo Maliseti. «Ringrazio il direttore generale Bardazzi per avermi dato la possibilità di allenare la prima squadra. Ero partito bene da giocatore segnando 7 reti in 10 partite poi ho dovuto di nuovo fare i conti con problemi fisici. «Così ho deciso di dedicarmi solo al ruolo in panchina. Per fare bene è meglio concentrarsi sulle indicazioni da dare ai miei giocatori. Mi mancherà il campo, ma mi sono reso conto che non riesco più ad essere quello che ero al 100%».

Fonte: La Nazione