Mister Piero Carovani con il dg Simone Bardazzi

Carovani: «Vincere a Maliseti ha un sapore particolare, di solito è vero il detto Nemo propheta in patria sua… Undici anni fa avevo portato il Maliseti dai provinciali ai regionali, oggi sono felicissimo di aver portato la società nell’élite. Quando sono tornato a Maliseti sognavo un giorno come questo. La compattezza del gruppo ci ha portato alla vittoria…»

CAROVANI: «E’ il terzo campionato regionale che vinco, ma farlo a Maliseti ha sicuramente un sapore particolare… Di solito è vero il detto Nemo propheta in patria sua… Undici anni fa avevo portato il Maliseti dai provinciali ai regionali, oggi sono felicissimo di aver portato la società nell’élite.
Quando sono tornato a Maliseti sognavo un giorno come questo, la prima stagione non era andata assolutamente come speravo. La stagione scorsa è stata l’anno 0, abbiamo lavorato con tantissime difficoltà. Siamo ripartiti ad agosto, dal gruppo storico dei ’99, l’anima portante di questa squadra, ragazzi di Maliseti, cresciuti nella nostra scuola calcio. Un gruppo che si è cementato con i ’98 rimasti, quelli più legati a questa società, inoltre siamo andati a inserire tre quote di sicuro affidamento.
Alla fine dello scorso campionato di stomaco e di rabbia volevo fare un campionato come questo. Però ero consapevole che non sarebbe stato facile, soprattutto per l’età molto giovane di questo gruppo. Per la maggioranza dei ragazzi era il primo anno del biennio Juniores. Inoltre non conoscevamo il campionato, per noi era un girone quasi interamente nuovo, il girone di andata è stata tutta una scoperta.
La vittoria in casa contro il San Marco Avenza è stata forse il momento in cui abbiamo capito che saremmo potuti arrivare fino in fondo. Dubbi? Mai, però dopo Castelnuovo qualche pensiero mi è venuto, anche perché dovevamo fare i conti con tanti infortuni, le squalifiche, le gite. Sapevo che saremmo arrivati in fondo corti e con un po’ di fiatone.
Le ultime due giornate? Difficili, tanto nervosismo, la sosta nel mezzo. La serenità me l’ha data la dedizione che ci mettevano quelli che giocavano meno. Se c’è una cosa che ci ha portato alla vittoria è stata proprio la compattezza del gruppo. Oltre naturalmente alle qualità tecniche, che però da sole non bastano per vincere un campionato.
La Supercoppa? E’ un’appendice festosa che i ragazzi si sono guadagnati, andremo a giocarcela con il sorriso sulle labbra.
Questo gruppo nell’élite? Si parte da un\’ottima base, quella dei ’99. Poi avremo due ’98 in campo come fuoriquota. Ci sarà da capire anche quali ’99 andranno su come quote.
Il mio futuro? Con la società ci metteremo presto a sedere per parlare di programmi, intanto godiamoci questo momento…»