«A Maliseti si impara giocando»: l’intervista di Andrea Caramelli pubblicata sul quotidiano Il Tirreno…

La seconda tappa del nostro viaggio tra le scuole di calcio della provincia ci porta a Maliseti proprio nel momento in cui la società del presidente Pacini può fregiarsi di un altro prestigioso successo come la presenza alla Festa Regionale per la classe 1998 tenutasi a Pontassieve. Sedici le formazioni che partecipavano a questa manifestazione ed i ragazzi guidati da Fabio Montemaggi sono riusciti ad entrare tra le prime sei formazioni.

«Devo proprio ringraziare questo gruppo – dice Montemaggi al termine – perché mi hanno fatto proprio un bel regalo per i miei quarant’anni. Si sono comportati benissimo giocando alla grande tutti gli incontri mostrando di aver fatto tanti passi in avanti e di possedere qualità tecniche e temperamentali. festeggiati proprio in questi giorni. La soddisfazione è ancora maggiore se penso che questo gruppo è la diretta emanazione della nostra scuola calcio, del nostro modo di fare ed insegnare football».

Quali sono le qualità indispensabili per fare l’istruttore della scuola calcio? «Un’accurata preparazione tecnica, non guasta aver maturato anche una esperienza di gioco – è l’immediata risposta di Montemaggi direttore della scuola calcio del Maliseti – ma soprattutto il desiderio di aggiornarsi continuamente, di seguire corsi che oltre all’aspetto puramente didattico coinvolgano anche quello sociale per la gestione dei bambini a trecentosessanta gradi».

Qual è la sua metodologia di allenamento? «Io lavoro molto con i giochi a tema. Lo fanno team professionistici come Liverpool e Barcellona nell’intento di tenere sempre alta la concentrazione e nei più piccoli dove il problema maggiore è quello di catturare l’attenzione per più tempo possibile questa, amio avviso è la strada giusta: partitelle a due tocchi, stop obbligatorio, goal con la conduzione del pallone, ricerca del passaggio sono gli obbiettivi che il mio staff deve proporsi di raggiungere senza mai far venire meno l’elemento ludico, la gioia del divertirsi assieme».

Più tecnica che fisico quindi? «Anche lo sviluppo fisico ha la sua importanza ma imporre dei giri di campo è inutile perché alla fine risulta noioso e in pochi ti seguono. Meglio ancora le minpartite per lavorare sulla rapidità e sulla resistenza che, nonostante ci sia già in questi ragazzi una buona capacità anaerobica, va sviluppata soprattutto a livello mentale trasmettendo la consapevolezza di potercela fare».

Come viene gestito il passaggio dalla fase del calcio scuola a quella delle prime partite dove entrano anche agonismo e tattica? «Operando sulla tattica individuale, facendo comprendere al bambino i movimenti da fare, il comportamento da adottare in certe situazioni e poi passando dall’individuale al collettivo per cominciare a sviluppare un primo semplice impianto di gioco».

Cosa che a lei riesce sempre perfettamente visto come giocano bene le sue squadre. «Questo lavoro mi ha sempre appassionato e cerco di offrire il meglio di me. Molto parte in ciò l’hanno anche i ragazzi bravi a seguirmi, capaci di apprendere. E la società che mi sta costantemente vicina».

Molte sirene la stanno tentando anche questa anno, resterà a Maliseti? «Sì – conclude Montemaggi – ho avuto molte richieste ma la mia intesa con il presidente Pacini con il direttore generale Bardazzi e col direttore sportivo Vannucchi è perfetta e non vedo alcun motivo per rompere questo felice connubio».